Quali sono gli effetti della pandemia e in particolar modo del primo lockdown sulle persone senza dimora e sui servizi territoriali impegnati su quel fronte? Un gruppo di ricercatori sociali ha cercato di rispondere a questa domanda intervistando oltre trenta referenti di servizi rivolti alle persone senza dimora in diverse città italiane (Roma, Torino, Napoli, Trento, Ancona, Ragusa, Cagliari). Il risultato è un Instant Report dal titolo "L'impatto della pandemia sui servizi per le persone senza dimora" curato da fio.PSD, IREF, in collaborazione con Caritas Italiana.
Lo studio porta alla luce gli effetti che la pandemia sta producendo sulla grave marginalità adulta, i cambiamenti che molte organizzazioni hanno dovuto adottare per mettere in sicurezza le persone più fragili e accogliere nuove istanze, le modalità operative che in alcuni casi hanno stravolto il servizio stesso. Un racconto in progress che ripercorre i mesi difficili del lockdown: dai "dormitori H24" tra isolamenti e laboratori, all'"aggiungi un posto a tavola", dalla "resilienza territoriale" dimostrata da molti servizi, alla "pressione psicologica altissima vissuta dagli operatori".
"La ricerca evidenzia come le capacità di risposta degli enti siano state messe a dura prova, il rischio è che la seconda ondata e l'inverno mettano in crisi il sistema dei servizi" - afferma Paola Vacchina, presidente di IREF. "Occorre inserire i servizi alla grave marginalità in una programmazione territoriale strategica, promuovere servizi capacitanti che puntino fin da subito ad attivare le persone nella gestione stessa degli spazi, delle relazioni e dei percorsi" - conclude Cristina Avonto - consolidare reti e partenariati pubblico-privato dove l'ente locale sia responsabile dei propri cittadini senza dimora".
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