Dopo 23 anni d'attesa la Camera ha approvato la legge che riforma i requisiti per la cittadinanza italiana, in particolare per i figli di persone immigrate. Un testo importante, che ora andrà al vaglio del Senato per il nulla osta definitivo prima di diventare legge dello Stato e che, a giochi fatti, porterà all'Italia almeno 250mila nuovi cittadini che già parlano, pensano e vivono la quotidianità italiana da decenni, alcuni fin dalla nascita, le seconde generazioni. Un provvedimento da tanto sollecitato anche da numerose organizzazioni del terzo settore anche attraverso il cartello nazionale L'Italia sono anch'io, nato proprio per sollecitare il Governo sul tema della cittadinanza delle seconde generazioni e sui diritti come il voto, il welfare, la tutela dei minori.
"Con questo Paese che supera finalmente la visione restrittiva di accoglienza ed amplia i margini per il riconoscimento del diritto di cittadinanza per chi è nato o cresciuto nel nostro Paese" - ha sottolineato Pietro Barbieri, Portavoce del Forum Nazionale del Terzo Settore - "Una svolta dal punto di vista culturale che ci pone finalmente allo stesso livello di civiltà degli altri paesi europei. Restiamo ora in attesa di uno stesso esito positivo in Senato".
Nel dettaglio la Legge prevede uno Ius Soli temperato, con il diritto di cittadinanza per nascita ai bambini con uno dei genitori con permesso Ue per soggiornanti di lungo periodo (cittadini extraUe) o il "diritto di soggiorno permanente" (cittadini Ue). O in alternativa la possibilità di richiedere la cittadinanza dopo aver frequentato almeno un ciclo di studi di 5 anni (anche per chi non è nato in Italia ma è arrivato entro i 12 anni).