Fuori dal carcere al servizio della collettività
Siglata a Modena un'intesa sottoscritta da organizzazioni del terzo settore, enti locali, e Ministero della Giustizia per promuovere percorsi di volontariato da parte di persone in esecuzione penale
Data: 04 Maggio 2015 Modena
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Data: 04 Maggio 2015
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Modena
Favorire l'attivazione di percorsi di volontariato rivolti a persone in esecuzione penale o sottoposte alle misure di sicurezza. In altre parole, promuovere per quei detenuti che per legge ne possono usufruire, la possibilità di impegnare il loro tempo in attività di volontariato presso enti locali o associazioni, in un'ottica di restituzione e servizio per la collettività.
È questo l'obiettivo del Protocollo d'intesa a cui sono giunti la direzione della Casa circondariale S. Anna di Modena, l'Ufficio Esecuzione penale esterna (Uepe) del Ministero della Giustizia, la Provincia di Modena, i Comuni di Modena e di Castelfranco, il Centro Servizi per il volontariato (Asvm) e il Forum provinciale del Terzo Settore di Modena.
Duplice la finalità dell'intesa: da una parte promuovere una forma di attività ripartiva a favore della collettività, un'attività che per il detenuto e la persona in esecuzione penale esterna ha anche valore riabilitativo; dall'altra, favorire la nascita di una rete in grado di accogliere quelle persone che hanno aderito al progetto, anche in vista del loro reinserimento sociale.
A prevedere la possibilità di impiegare i detenuti in attività di volontariato a favore della collettività sono diversi articoli presenti nel corpo della normativa penitenziaria, e tra questi la recente legge 10 del 21 febbraio 2014. Già dal 2013 il volontariato modenese e il Ministero della Giustizia attraverso Uepe, l'Ufficio che ha il compito di favorire il reinserimento sociale dei condannati, hanno in essere una convenzione che consente ai detenuti di impegnarsi presso alcune associazioni di volontariato: Auser, Portobello, Porta Aperta, Gruppo Carcere Città, Csi Volontariato, Gruppo volontari Crocetta, Porta aperta al carcere e Insieme in quartiere per la città. Nel 2012, in occasione del terremoto, sono stati 8 i detenuti impegnati nelle terre del cratere insieme con gli altri volontari.
Oggi con il Protocollo, già recepito dalla Giunta del Comune di Modena e da quella di Castelfranco, i territori su cui insistono le strutture di detenzione e di lavoro, viene sancito l'impegno in tal senso di tutti i soggetti. In particolare, il Comune di Modena si impegna a individuare le risorse idonee e gli ambiti di attività in cui i detenuti e le persone in esecuzione esterna possono prestare volontariato, oltre che a sostenere il progetto dei singoli attraverso interventi individuali, come il trasporto o la mensa. Per il Comune di Castelfranco le attività a carattere volontario si svolgeranno essenzialmente nell'ambito della manutenzione di verde, aree e patrimonio pubblico.
Asvm e Forum provinciale terranno invece costantemente aggiornato l'elenco delle organizzazioni del terzo settore disponibili ad accogliere i detenuti, collaborando a individuare gli ambiti di intervento anche a seconda delle attitudini delle persone coinvolte. Queste ultime individueranno per ogni persona inserito nel progetto, un referente che lo affianchi nell'inserimento, lo supporti e mantenga i rapporti con l'Ufficio Esecuzione penale esterna e con la Casa circondariale che, da parte loro, dovranno favorire l'attivazione dei progetti.
È questo l'obiettivo del Protocollo d'intesa a cui sono giunti la direzione della Casa circondariale S. Anna di Modena, l'Ufficio Esecuzione penale esterna (Uepe) del Ministero della Giustizia, la Provincia di Modena, i Comuni di Modena e di Castelfranco, il Centro Servizi per il volontariato (Asvm) e il Forum provinciale del Terzo Settore di Modena.
Duplice la finalità dell'intesa: da una parte promuovere una forma di attività ripartiva a favore della collettività, un'attività che per il detenuto e la persona in esecuzione penale esterna ha anche valore riabilitativo; dall'altra, favorire la nascita di una rete in grado di accogliere quelle persone che hanno aderito al progetto, anche in vista del loro reinserimento sociale.
A prevedere la possibilità di impiegare i detenuti in attività di volontariato a favore della collettività sono diversi articoli presenti nel corpo della normativa penitenziaria, e tra questi la recente legge 10 del 21 febbraio 2014. Già dal 2013 il volontariato modenese e il Ministero della Giustizia attraverso Uepe, l'Ufficio che ha il compito di favorire il reinserimento sociale dei condannati, hanno in essere una convenzione che consente ai detenuti di impegnarsi presso alcune associazioni di volontariato: Auser, Portobello, Porta Aperta, Gruppo Carcere Città, Csi Volontariato, Gruppo volontari Crocetta, Porta aperta al carcere e Insieme in quartiere per la città. Nel 2012, in occasione del terremoto, sono stati 8 i detenuti impegnati nelle terre del cratere insieme con gli altri volontari.
Oggi con il Protocollo, già recepito dalla Giunta del Comune di Modena e da quella di Castelfranco, i territori su cui insistono le strutture di detenzione e di lavoro, viene sancito l'impegno in tal senso di tutti i soggetti. In particolare, il Comune di Modena si impegna a individuare le risorse idonee e gli ambiti di attività in cui i detenuti e le persone in esecuzione esterna possono prestare volontariato, oltre che a sostenere il progetto dei singoli attraverso interventi individuali, come il trasporto o la mensa. Per il Comune di Castelfranco le attività a carattere volontario si svolgeranno essenzialmente nell'ambito della manutenzione di verde, aree e patrimonio pubblico.
Asvm e Forum provinciale terranno invece costantemente aggiornato l'elenco delle organizzazioni del terzo settore disponibili ad accogliere i detenuti, collaborando a individuare gli ambiti di intervento anche a seconda delle attitudini delle persone coinvolte. Queste ultime individueranno per ogni persona inserito nel progetto, un referente che lo affianchi nell'inserimento, lo supporti e mantenga i rapporti con l'Ufficio Esecuzione penale esterna e con la Casa circondariale che, da parte loro, dovranno favorire l'attivazione dei progetti.
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